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Manciata di case sparse al centro delle fertili terrazze pianeggianti situate nel crinale tra il torrente Noscia ed il Fosso Grande, poco sopra la bassa valle del Fluvione. Attorniata oltre che dai campi coltivati, anche da una serie di piccoli villaggi che un tempo più popolosi erano la forza motrice del comune soppresso di Rocca Casaregnana, che qui aveva sede, nelle pertinenze della chiesa dei Santi Nicola e Ilario. Il territorio dove sorge Carasegnano, unito a quello della sua chiesa emerge nelle carte a partire dal XI secolo ad opera dei monaci farfensi che vantavano diversi possedimenti lungo le rive del Fluvione. Con il ritirarsi del potere monastico il vuoto venne colmato dai vescovi conti di Ascoli e dalle famiglie nobili locali, poco distante dalla frazione infatti sorgeva la Rocca Casaregnana dove risiedevano probabilmente i nobili Della Rocca, signori di queste terre. Nel XIV secolo il governo era passato dall'alto clero agli organi comunali di Ascoli e verso la fine del secolo come molti dinasti di montagna annche i Della Rocca decisero di assoggettarsi alla città cedendole il castello, in seguito demolito. Si formerà così il sindacato di Rocca Casaregnana, che con le sue ville era parte integrante dello stato ascolano, come confermato dai catasti del 1381. Da questo momento il territorio andò sempre più impoverendosi fino a sospendere l'elezione del podestà nel 1483, insieme al sindacato di Scalelle, per non intaccare le già magre finanze. Il XVI secolo sarà caratterizzato oltre che dal brigantaggio, anche dalla progressiva emigrazione verso le fertili e sicure valli del Tronto, una frazione di Colli del Tronto porta il nome di Casaregnano, fondata con buona probabilità da emigranti del villaggio montano. Intanto come a Scalelle la chiesa aveva sostituito la demolita rocca diventando un punto di avvistamento e di difesa durante le incursioni di ogni sorta di malvivente, ma verso il XVII secolo e per buona parte di quello seguente, ci fu un lungo periodo di stabilità. Nel 1808 napoleone decide di riformare il territorio e Casaregnana diventa una delle tante comunità montane amministrate dal comune di Mozzano, con la caduta dei regni rivoluzionari si darà avvio alla restaurazione che porterà sotto Acquasanta parte del territorio del Fluvione. Nel 1827 ritorna capoluogo del riformato comune di Rocca Casaregnana e tale rimarrà fino all'unità d'Italia che nelle successive riorganizzazioni territoriali, porrà fine all'amministrazione del piccolo municipio, iniziata col Regio Decreto del 1863 che ne muterà il nome in Roccafluvione, formando il primo embrione dell'attuale territorio. Nel 1867 vengono fusi a Roccafluvione i soppressi comuni di Osoli e di Rocca Reonile, come sindaco venne eletto Vincenzo Massimi, originario di una ricca famiglia di Agelli che fece la proposta di trasferire il capoluogo nel suo paese natale, che sorgendo al centro del territorio, era quindi facilmente raggiungibile dalle altre frazioni. In quanto storico capoluogo, Rocca Casaregnana sarà tra i principali antagonisti del trasferimento ad Agelli, ed alla fine la spunta sulla questione; la sede comunale rimarrà sul territorio del comune originario ma spostata nel fondovalle, nella frazione di Marsia. La chiesa parrocchiale, in posizione centrale, sovrasta Casaregnano, da li le varie residenze si dispongono dolcemente lungo le strade che collegano il paese alle numerose frazioni limitrofe, poco sotto si addossa all'aula sacra il dismesso municipio di Rocca Casaregnana circondato da un piccolo prato verde che si trasforma in terrazza panoramica sulle ordinate campagne, fino al boscoso fondovalle.

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